Ci son due coccodrilli...
Baci al caimano, manganelli al migrante: due nozze con la natura che rivelano forze culturali opposte.
C’è qualcosa di profondamente rivelatorio e primordiale nel contrasto tra due notizie che arrivano da lati opposti del continente americano. Da una parte, in Messico, un sindaco vestito a festa si unisce simbolicamente in matrimonio con una femmina di caimano, inguainata in abitino da sposa bianco come in “Fantasia” di Walt Disney, nella piazza assolata di un villaggio a Oaxaca. La comunità applaude, danza, bacia la sposa squamosa, invocando pioggia, abbondanza e pace tra i popoli.
Dall’altra, in Florida, un altro politico, in abito scuro, ma questa volta è il presidente degli Stati Uniti, che sorride compiaciuto in mezzo a un campo di tende militari, circondato da paludi popolate di alligatori reali, promettendo che lì verranno “rinchiusi” fino a cinquemila “pericolosi” migranti illegali, in condizioni disumane, come deterrente. Benvenuti ad “Alligator Alcatraz!”
Che cosa ci dice questo doppio specchio della nostra epoca? Più di quanto vorremmo ammettere. Non è solo una risposta ironica, alla messicana, alle minacce dei gringos. Il sindaco messicano che sposa un caimano non è nemmeno un folkloristico relitto del passato. È il portavoce vivente di una memoria collettiva in cui l’essere umano si riconosce parte di un ecosistema, non padrone di esso. In questa tradizione, antica di oltre due secoli, l’animale è alleato, simbolo, sposa. Non è antropomorfizzato, non è addomesticato, non è temuto. È onorato. Si danza con il selvaggio, non lo si incarcera.
All’estremo opposto, il puerile e truculento Donald Trump elogia un campo di detenzione costruito nelle viscere umide dell’Everglades. Le paludi, abitate da serpenti e alligatori, non sono viste come habitat da rispettare, ma come gabbie naturali, gratuite, per punire chi cerca una vita migliore. La natura qui è alleata solo nella misura in cui serve a infliggere paura. Fossa dei leoni senza più rituale. Non c’è poesia. Solo la tetra crudezza di una prigione camuffata da paesaggio. Le nostre antiche paure del mostro, del drago, di ciò che è sconosciuto, o meglio dimenticato dalla presunta civilizzazione.
Il contrasto mette a nudo la verità più scomoda dell’anima occidentale: per
Keep reading with a 7-day free trial
Subscribe to GlobalSpin with Carlo Pizzati to keep reading this post and get 7 days of free access to the full post archives.