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democrazia? perché ostinarsi a chiamare democrazia un regime che qualsiasi pensatore greco avrebbe chiamato oligarchia? Magari meglio un regime oligarchico di uno tirannico, e su questo Aristotele concorderebbe, ma il regime oligarchico non è un faro e non ci illumina. Al meglio è il meno peggio. Al peggio è una guerra ideologica continua quando si pensa universale.

La metafora luce e faro sono anche desuete e stantie. La “democrazia” (intendi il regime oligarchico che si veste da democrazia?) è un processo necessario? John Gray che tu ammiri e leggi ha scritto tanto contro il vedere forme politiche come necessarie (molti dei suoi scritti contenuti nel volume Gray’s Anatomy sono su questo). L’idea di una forma provvidenziale di storia (che poi è al centro di quella religione definita neo-conservatrice che nulla ha a che fare con il classico conservatorismo) ha radici in una particolare (ma dominante) interpretazione e pratica del cristianesimo che si laicizza nel liberalismo evoluzionario radicalizzandosi. Nella visione di Gray questa concezione del mondo rappresenta una sorta una sorta di bigottismo ed una dannosa infatuazione occidentale. Infatuazione pericolosa perché seguendo la vena universalistica di questa ideologia (o religione positivista come la definisce Gray) il nemico è un deviante che va corretto e riportato nel giusto solco del progresso. Gli scritti di Gray su Bush, Blair, Clinton e la religione neocon sono, su questo illuminanti. Mi sembra che tu sia rimasto impermeabile al messaggio di Gray.

Per quanto riguarda la Georgia a seguito del tuo commento leggo il rapporto ocse (https://www.osce.org/files/f/documents/3/0/579346.pdf) dal quale si evince che le elezioni, nonostante varie problematicità, non sono state irregolari. Oppure sono irregolari perché non seguono la trama provvidenziale che la religione liberale intuisce? Trump quando contesta le elezioni è un delinquente, ma contestare chi sbaglia a votare é legittimo ?

Come John Gray, sono in parte spaventato da questo bigottismo della tolleranza e da questa intransigenza di un illuminismo religioso, ma in parte mi fa anche un pò ridere: è una teologia muscolosa ma povera e sottintesa, potente ma maldestra, verbosa ma rozza (il suo massimo esponente è Fukuyama). Nel 1989 Gray scriveva, contro l’idea di progresso, che non c’è ragione di pensare che il futuro segua regole diverse dal passato, aggiungendo: “ la storia umana è un susseguirsi di contingenze […], e se questo è il caso c’è almeno una disgrazia che ci verrà risparmiata: la melanconia e la noia che la prospettiva di una fine della storia ci presenta.”

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Partendo dalle elezioni in Georgia, questa è la mia valutazione del documento da te allegato. Secondo il testo che ho analizzato interamente, pur consentendo una vasta scelta di candidati e pur essendo state organizzate proceduralmente in modo adeguato sotto molti aspetti, le elezioni hanno messo in luce significative carenze democratiche. Tra queste, il fatto che intimidazioni e coercizioni abbiano compromesso la libertà di voto; le frequenti modifiche al quadro legislativo abbiano eroso la stabilità; gli squilibri nei media e nei finanziamenti elettorali abbiano ostacolato l'equità; le incongruenze procedurali e la presa di posizione di parte dell’amministrazione abbiano indebolito la fiducia pubblica. Le elezioni riflettono elementi di un arretramento democratico, con problemi sistemici che incidono sull'integrità del processo.

Presumo che sia per queste ragioni che il Parlamento Europeo, il 28 novembre, abbia chiesto che le elezioni nazionali in Georgia vengano tenute nuovamente, sotto supervisione internazionale, qualora il Paese voglia continuare la sua candidatura per l'adesione all'Unione Europea. E' un diritto della Ue formulare questa richiesta, non è un'ingerenza.

Per pura coincidenza, mi trovavo a Tbilisi proprio quella notte, sulla via del Parlamento, il 28 novembre, all'inizio delle proteste quotidiane che continuano ancora oggi. La mia impressione è che esista una preoccupazione genuina, in diverse parti della Georgia che ho visitato nei giorni successivi, sia a sudest che a nord-ovest, al confine con l'Ossetia del sud, sulla validità del voto, sia per le ragioni elencate nel documento che hai inviato, sia per altre motivazioni, come il fatto che la Russia, in passato, abbia ripetutamente invaso e occupato territori georgiani, e che il partito politico vincitore delle ultime elezioni sia presumibilmente sostenuto da una potenza straniera ostile.

Sulle altre tematiche, sono d’accordo con te che dovremmo chiamare ciò che in Europa e in America si definisce come "democrazia," come "democrazia oligarchica," per via del fatto che il sistema elettorale attuale consente a chi ha più potere, tramite la ricchezza, di influire sia sulla legislazione, sia sui candidati che hanno più possibilità di venire eletti.

Ma le persone che protestano, manifestano o lottano, di cui scrivo nel mio editoriale, utilizzano la parola “democrazia.” Avendo avuto la possibilità di visitare a lungo per lavoro, ma anche di abitare in Paesi dove non ci sono elezioni, dove le elezioni sono inficiate da compravendita di voti molto invasiva e in alta percentuale, in Paesi dove la libertà d’espressione e di protesta viene sempre più limitata, come l’Italia, ad esempio, per me è chiaro cosa intendono i manifestanti in Iran, a Myanmar, a Seoul, a Roma, Torino, Milano, o in Georgia quando chiedono più "democrazia." Non necessariamente la democrazia all’americana o all’europea. Non vuol dire inneggiare ai presidenti americani del passato.

Vorrebbero però, questi manifestanti che ho incontrato, in alcune di queste diverse nazioni, non essere uccisi per le strade perché la pensano diversamente dal governo. Vorrebbero che non venga imposta la legge marziale da presidenti golpisti che poi si sottraggono ai mandati di arresto per i loro tentativi di rendere meno democratico il processo di gestione dell’amministrazione pubblica, coinvolgendo le Forze Armate. Vorrebbero che le elezioni si tenessero senza minacce e pressioni interne o esterne, comprese quelle di altre democrazie oligarchiche.

Ho avuto la fortuna di chiacchierare amichevolmente e a lungo con John Gray, il cui pensiero, come giustamente sottolinei, stimo molto. Assieme a Byng-chul Han, Gray è il filosofo contemporaneo che più mi ispira. Senz’altro il filosofo politico più interessante. Parlavamo dell’insorgenza delle forze di estrema destra di tendenza anti-democratica nelle elezioni in Europa, dall’Olanda, all’Ungheria, alla Francia e all’Italia.

Mi è parso che nonostante la giusta critica all’idea di progresso lineare che si sono fatti i progressisti, Gray non auspicasse per nulla la presa di potere in Europa da parte di forze che si ripromettono, e che già stanno attuando, una limitazioni di molte libertà in direzione appunto a-democratica.

Cioè il fatto che la Storia sia ciclica, che ci si illuda di migliorare e poi si capitomboli nuovamente nel caos per poi ricominciare non significa che è sbagliato cercare di migliorare le proprie condizioni in maniera pacifica, non significa che bisogna accettare di perdere diritti, anche se sono diritti all'interno di una democrazia oligarchica.

Il fatto che le democrazie oligarchiche in Europa e in America siano inquinante dal potere dei grandi interessi non spinge chi vive in Paesi autocratici, autoritari o dove i diritti democratici vanno sciamando a volersi arrendere a questa perdita di diritti.

Nella mia analisi parlavo di queste persone, non degli europei o americani frustrati dalla scarsa validità delle loro democrazie oligarchiche. Si può dire che i diritti di cui parliamo non sono in realtà davvero esercitati per l’aspetto sistemico della gestione oligarchica delle democrazie in Europa e America. Va bene. Ma, come concordi, è sempre meglio dell’olio di ricino.

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“La teoria liberale non é mai riuscita a dimostrare che le istituzioni liberali e democratiche sono necessarie per la giustizia e il bene dell’umanità.[…]. La filosofia politica liberale ha fallito nel verificare la sua tesi fondamentale: che la democrazia liberale é l’ unica forma di governo che può definirsi razionale e morale. Questa teoria quindi fallisce nel supportare razionalmente la religione della intellighenzia contemporanea che combina il culto sentimentale dell’umanità con una passione settaria per la riforma politica.” John Gray 1989

La critica di Gray su questo tema si esplica anche con numerosi esempi storici, ma è sopratutto concentrata sul disastro di una specifica forma politica, quella liberale-democratica, che si presenta come evoluzione necessaria e desiderabile, sfociando in quello che si può definire bigottismo della tolleranza, ma sopratutto in una geopolitica aggressiva e di continua interferenza. Il risultato, secondo Gray, è una guerra continua per raggiungere una pace perpetua. L’analisi di Gray negli anni 90’ e nel decennio successivo è concentrata su questa espansione continua della religione dell’ intellighenzia contemporanea contro tradizioni, politiche locali, costumi consolidati, una religione anche cieca a problematiche geopolitiche, con i suoi continui fallimenti sul campo militare. Si tratta comunque di una religione -anche se in forma laica- e quindi non di un fatto falsificabile. È una credenza, così come è una credenza la teoria contraria, quella di Gray e che anche io sottoscrivo. Noi crediamo nel caso, nella contingenza, e quindi in una teoria anarchica ed in una pratica conservatrice. Approccio che vede l’universalismo liberale (mutazione del cristianesimo protestante) come un evento negativo e distruttivo. Non c’è una soluzione razionale fra i due approcci, ma le due visioni non sono compatibili, sono antropologicamente incompatibili. Si ispirano intuitivamente a due pratiche (e forse anche a due religioni) diverse.

Un altro punto rilevante negli scritto di Gray, che si ispira al conservatorismo ecologico, é che un sistema che perpetua una vera e propria mattanza ecologica, distruttivo e fatto di crudeltà senza precedenti verso altre specie, non può in alcun modo definirsi desiderabile ed ambire ad una missione teleologica. O non dovrebbe.

Quando leggo della “democrazia” come processo necessario mi vengono in mente gli strali Gray e afferro una penna per reazione. Ma capisco anchecche esistono due religioni diverse… e che non c’è soluzione logica, c’è una solo una disparità antropologica profonda.

Georgia: ci sono molti che non accettano il risultato delle elezioni e questo è ovvio: il leader dell’opposizione dice che sono una truffa. Secondo questo criterio anche Trump aveva ragione quattro anni fa (molte persone da est ad ovest degli US ritenevano le elezioni non valide). Ma Trump non fa parte della religione liberale, quindi per lui il discorso probabilmente non vale. Trump,con le sue bugie, vuole spedire il mondo indietro mentre le bugie liberali seguono la provvidenza progressista.

Ocse: il rapporto parla di incidenti negativi, etc, ma nulla che porti all’invalidamento delle elezioni, il Parlamento Europe le ritiene non valide perché non rispettano il risultato che questo voleva. Stessa cosa in Rumania dove si annullano le elezioni perché il vincitore del primo turno non piace e avrebbe vinto per via di tik-tok (come doveva fare la sua campagna con i media avversi, con i segnali di fumo?) e con 500,000 dollari russi… Ma queste stravaganze non sono vere e proprie bugie, riflettono la fede in un avvenire “necessario” dei governi liberali. Gray nel 2007, criticando l’infatuazione liberale, parla (con riferimento a Blair e gli altri esportatori di democrazia) di ‘mentire per la verità’: la costruzione di una ‘pseudo-realtà’ che fallisce il test storico, ma deve avverarsi in una visione provvidenziale. È ovvio che nel caso georgiano, con grandi pressioni da est e da ovest, arriva anche il conto dei grandi fallimenti dell’infatuazione liberale, con la maggior parte delle persone che guardano ad un compromesso senza credere nelle verità dei campi pro-putin o pro-eu (una ventata di sano conservatorismo). Chi, invece, si schiera sotto le bandiere (letteralmente) della EU, rappresenta un ‘necessario’ sviluppo o è solo l’epigono di una fantasia fallimentare? Agganciarsi alla NATO con la sua espansione continua (parte dell’escatologia universalistica liberale) rischiando un conflitto con la Russia è una ragione valida per spostare un elettorato prudente ? O bisogna continuare la crociata permanente, e probabilmente perdente, del liberalismo a tutto i costi? La EU è parte del disastro ecologico, sociale, geopolitico, etc? O ne é esente come ‘male minore’ nel contesto della evoluzione provvidenziale del mondo verso la liberal-democrazia? Αυτου γαρ και Ροδος και πηδημα.

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Nella prima parte del tuo commento a me pare che tu stia analizzando il concetto di progresso, non di democrazia. Che l'idea fallace di democrazia sia parte integrante del progressismo è certo. Ma non sono equivalenti.

Gray attacca l'idea di linearità progressista, come per esempio il migliorismo social-democratico di Amendola, Chiaromonte, Macaluso e Napolitano, che penso tu conosca molto meglio di me per esperienza più diretta.

Lo descrive come una religione, tanto quanto credere nel caso. La "disparità antropologica profonda" tra le due fedi è inevitabile. Ma quando c'è l'illusione della rappresentatività come alternativa all'obbedienza a una figura patriarcale laica o religiosa, figlia del liderismo tanti in voga al momento in alcune nazioni oggi, è molto comprensibile che una buona parte dei cittadini asiatici optino per la prima e temano la seconda.

Pur essendo chiaro che non esiste un innato bisogno universale di democrazia e che molti, per disparati a volte anche religiosi, preferisaono essere governati in maniera anti-democratica, è vero anche che in tante nazioni asiatiche si lotta per un sistema dove ci si può illudere che le proprie necessità vengano ascoltate, o che almeno l'amministrazione pubblica non sia d'intralcio alla felicità.

Che la "religione dell’intellighenzia contemporanea" abbia agito insensatamente contro "tradizioni, politiche locali, costumi consolidati," come "una religione anche cieca a problematiche geopolitiche, con i suoi continui fallimenti sul campo militare" è indubbio. Il migliorismo, il progressimo, e la export democracy hanno fatto anche questi disastri.

Ma se vai a dire alle piazze sudcoreane, alle donne iraniane, ai ribelli intellettuali birmani, o ai giovanissimi georgiani che ho visto sfilare il mese scorso a Tbilisi, e che al momento continuano a manifestare ogni sera di fronte al loro Parlamento, che il riformismo migliorista della democrazia non gli conviene, penso che sarebbero pronti comunque a prendersi il rischio degli effetti collaterali di quella religione chiamata progressismo nell'ambito del pensiero democratico, invece di quello che al momento è lo status quo, ovvero una limitazione crescente dei diritti in tutto il mondo.

Sulla Georgia: la Ue ha detto che ci vuole una commissione internazionale per decidere se ci sono stati brogli, come sembrano indicare alcune testimonianze e alcuni video, che andrebbero verificati. Non si fidano della commissione d'inchiesta georgiana controllata dal partito al potere. La Georgia non ha una solida tradizione di istituzioni democratiche rispettate nei decenni. E' al centro di una contesa tra super-poteri. E' giusto che la Ue chieda questo? Al momento sembra ci siano le basi per chiederlo perché la Georgia fa domanda per entrare nella Ue. Lo chiede anche il partito attualmente al governo in Georgia, Sogno georgiano. Il dibattito è sulla tempistica non sulla validità al progetto di adesione all'Unione. Il programma politico di Sogno georgiano prevede l'adesione alla Ue. La Ue quindi ha il diritto di chiedere a un Paese che vuol far parte di questa unione una commissione internazionale e indipendente che verifichi la liceità del risultato elettorale. Ne va dell'eleggibilità della Georgia a questa associazione di nazioni.

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Molto molto interessante!!

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grazie!

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